Penso che Picasso volesse solo dire che la vera intelligenza deriva dalla curiosità o dalla capacità di fare domande. Nella scienza è la curiosità che ti fa fare domande e poi vai a sperimentare per rispondere. Non è la fine, perché nel processo sorgono altre domande, collegate alle precedenti, poiché tutte le verità della scienza risultano essere in qualche modo collegate. Le verità isolate, se esistono, possono essere molto difficili da scoprire e dimostrare proprio perché non sono collegate ad altre verità. Quindi, Picasso sta dicendo che solo NOI possiamo fare tutto questo.
Nell'arte si raffigura o rappresenta la natura e questo è un altro modo per cercare di spiegarla o capirla, un modo visivo piuttosto che uno matematico. Ma la natura è così complessa che non possiamo capirla completamente, dobbiamo separare le cose. Allo stesso modo, non si può dipingere qualcosa con lo stesso livello di dettaglio della realtà. Bisogna decidere cosa rappresentare e come approssimarlo, ignorando il resto. La stessa cosa che si fa in una teoria o modello scientifico. Le domande scientifiche sono più domande "perché" (ad esempio, perché gli oggetti cadono?), le domande artistiche sono più domande "cosa" (cosa compone gli oggetti?)
Credo che tutti saranno d'accordo che i computer sono sicuramente inutili senza di noi. E anche con noi, sono solo uno strumento per calcolare risposte pre-programmate, ma sia le domande che il modo di rispondere sono ancora una nostra prerogativa (i computer devono essere programmati per ogni tipo di compito che vogliamo risolvere).
Se oggi i computer possono "imparare" in alcuni domini definiti, lo fanno principalmente per tentativi ed errori o perché sono istruiti da noi, ma non facendo domande da soli e andando a cercare le risposte.
Quindi la citazione di Picasso è ancora molto vera. Finché i computer non saranno proprio come il cervello umano e saranno in grado di imparare per "curiosità" o... per dipingere!