L'hacker è spesso associato ad attività illegali sul computer. Innumerevoli rappresentazioni dei media sottolineano il cliché. Eppure l'hacking di per sé non è né buono né cattivo.
Hacking si traduce come "penetrazione" e in termini informatici la parola descrive l'aggiramento, l'inganno o la penetrazione di sistemi di ogni tipo. Questo richiede una grande finezza tecnica ed esperienza.
Questo è ciò che rende l'hacking etico
Lo stesso hacking è quindi una parola piuttosto sobria che descrive semplicemente un processo tecnico. Poiché questo è spesso usato anche per scopi criminali, la parola ha una connotazione corrispondente. L'hacking etico descrive quindi deliberatamente il contrario:
- Gli hacker etici, cioè gli hacker etici, usano le loro competenze per trovare vulnerabilità e minacce alla sicurezza.
- Questo avviene, per esempio, ufficialmente per conto di aziende, ma spesso anche di propria iniziativa.
- Il permesso esplicito da parte dell'operatore è uno dei presupposti perché l'attività sia considerata eticamente pulita.
- Durante il processo, gli hacker etici sono tenuti a rispettare la privacy dei database, per esempio.
- C'è poi l'obbligo di riferire in modo trasparente, completo e onesto su eventuali scoperte.
- C'è persino una certificazione ufficiale, ovvero "Certified Ethical Hacker (CEH)". Questo è in qualche modo riconosciuto, ma anche in parte controverso e non è un prerequisito per lavorare in questo campo.
Gli hacker etici sono quindi le controparti degli hacker criminali. A condizione che abbiano le competenze necessarie, possono guadagnare bene con questa attività, dato che la sicurezza online è un argomento importante che diventerà ancora più importante in futuro.